Questo libro è per tutti. Almeno per tutti quelli che appartengono alla specie umana, ovvero per i suoi rappresentanti con ancora una scintilla vitale che li anima, che sentono muovere dentro di sé lo spirito della libertà, la libertà non domata.
Il fatto che il presente libro sia un lungo, poderoso e minuzioso trattato sulle origini e la natura tropicale e frugivora della specie umana non tragga in inganno. Il libro è questo ma anche molto di più. E' infatti la ricerca di un tempo perduto, ricostruito, sognato, dove l'esistenza selvaggia fiorisce impetuosa lontana dalle catene della civiltà. Il frugivorismo tropicale è il grimaldello per scuotere le fondamenta della prigione in cui l'umanità domata (si) è rinchiusa; è la combinazione numerica che apre la serratura di una catena, i cui anelli si allungano lontano fino ad un tempo per noi indefinito. Non è altro che il bandolo della matassa che tutto sbroglia.
Si è vero che ci sono anche numeri, dati, calcoli, statistiche, grafici, "a soddisfazione dei matematici" avrebbe chiosato il buon e saggio Carlo Michelstaedter. In realtà, il testo è un unicum non solo per la mole, i riferimenti, lo spaziare tra gli ambiti disciplinari, per la tesi perturbante, ma soprattutto perché va continuamente dai dati ai concetti e viceversa, cercando di ovviare tanto alla dittatura del dato quanto ai voli astratti dei concetti, in una dialettica che spera di scomparire nella sua stessa realizzazione. Infatti, la verità è oltre, oltre la ricostruzione storico-scientifica, che può indicarla solo a chi già la vede. A questi lettori veggenti è rivolto il presente libro, ovvero si offre come arma del pensiero a chi rifiuti questa esistenza dimidiata, insensata, demente e in fondo inutile che attanaglia viandanti disarmati.
Se questo libro non ha però lettori che abbiano messo in discussione in profondità la loro misera esistenza di scimmiette ammaestrate, allora vorrà dire che questo libro sarà per nessuno. Quello del mito. Ovvero, un lettore con un solo occhio e cieco.
Buona lettura
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