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Carnivore diet. Ovvero quando la tragedia diventa farsa

Il recente mercato editoriale tra le ultime pubblicazioni autoprodotte ci ha regalato un libro che ha attirato la nostra attenzione, ovvero "Tutto sulla dieta carnivora. La vera alimentazione dell'uomo". L'autore è un certo Roberto Cacace, a quanto risulta uno dei tanti youtuber dei nostri tempi. Il libro riporta sommariamente l'esperienza dell'autore con una presunta dieta carnivora (in realtà a base di prodotti animali) e nello stesso tempo vuole, soprattutto, formulare una teoria della specie umana come specie carnivora. Se si fosse limitato alla sua millantata esperienza da carnivoro avremmo lasciato il testo al suo destino, ma la pretesa di costruirci una teoria ci ha spinto, a mo' di esercizio dialettico, ad analizzarne le tesi (se così possiamo definirle). In realtà, l'ipotesi di una specie umana carnivora non è nuova e le diverse declinazioni di una dieta a base di prodotti animali è stato oggetto di indagine in Homo Tropicus [cap.17.15.3 e 17.15.4 a cui rimandiamo per una analisi più approfondita e documentata]. In particolare, negli ultimi decenni diversi autori hanno proposta la loro versione di una dieta low carb incentrata su grassi e proteine animali; tra le più famose abbiamo la dieta Atkins, una autentica gallina dalle uova d'oro, che dispensando enormità di ogni tipo ha proliferato in virtù della dabbenaggine dei suoi numerosi seguaci. 
Per tornare al testo qui recensito va subito detto che questo si presenta privo di qualsiasi rigore scientifico, concettuale e persino narrativo. Infatti, quasi tutte le affermazioni fatte sono spesso prive persino di logica nonché, ovviamente, di qualsiasi riferimento scientifico. Al riguardo, possiamo notare come una tesi così impegnativa (la specie umana come carnivora) richieda uno sforzo teorico e documentale imponente, di cui non c'è la minima traccia. Anzi, le poche citazioni presenti sono spesso non pertinenti (rispetto a quanto viene affermato nel testo) e, in ogni caso, datate o comunque prive, a loro volta, di valore. Le enormità presenti nel testo sono incredibilmente numerose (soprattutto rapportate alle modeste dimensioni del testo) sebbene spesso ricalchino quelle che si rinvengono in altre opere di tal fatta. Qui, per evidenti ragioni di spazio ed opportunità (ovvero, per non tediare il lettore), ci limiteremo solo a fornire qualche esempio istruttivo. 
Innanzitutto, vediamo come il fantasy nutrizionale e epidemiologico carnista ha alcuni mantra principali: i carboidrati e le fibre sono inutili e persino pericolosi; proteine e grassi (meglio se saturi) sono benefici anche in grandi quantità; e via delirando (e nonostante le evidenze scientifiche dicano proprio il contrario). Ovviamente, con queste premesse, la frutta e la verdura sono alimenti privi di nutrienti e nocivi; mentre carne, pesce e uova e magari altre prelibatezze come milza, fegato, midollo, grasso suino e sangue bovino sono fondamentali e ricchi di tutti i nutrienti. Infatti, l'autore ci informa che persino per la vitamina C è sufficiente quella presente nella dieta carnivora, poiché il suo reale fabbisogno è minimo se non si consumano carboidrati. Peccato che tutti gli animali carnivori (quelli veri) non solo autoproducano la vitamina, ma persino in grandi quantità, proprio perché il fabbisogno della vitamina è elevato (Pauling docet) e la loro dieta non ne offre a sufficienza. Ora basti considerare che l'uomo (come i primati frugivori) non la autoproduce per rendersi conto di quanto sia risibile (per non dire altro) questa affermazione (ovviamente non supportata da nessuna evidenza scientifica) [si veda cap. 12].  
Un'altra perla (sia chiaro una delle tante) è poi l'affermazione che la migliore aspettativa di vita sana riscontrata nell'isola di Okinawa fosse dovuta al consumo di carne di maiale; dove l'autore abbia tratto i suoi dati è inutile anche chiederselo, dato che le fonti sono di assoluta fantasia. Detto per i curiosi, la dieta storica di Okinawa (prima della nipponizzazione) era quasi totalmente vegetale (> 96% En) [Cap. 17.4.2]. In questo caso dispiace dirlo la menzogna è spudorata. Tipico degli imbonitori è poi il proclama che con la dieta carnivora non si conosce la malattia, anzi si guarisce da tutte le patologie; si ha una salute di ferro; si vive a lungo e soprattutto si resuscitano pure i morti.
L'autore parla anche della sua esperienza e di come la dieta carnivora lo abbia guarito; qui potremmo anche sorvolare l'aneddoto; sebbene lo stesso ci ricordi i numerosi effetti avversi che ha conosciuto (e a cui si è assuefatto) e dei numerosi integratori che deve assumere (ma la dieta carnivora non era la più nutriente?). Come non ricordare la dieta (carnista) Atkins che a pancetta e uova associava ben 65 integratori, lassativi e allopurinolo. Sia chiaro potrebbe essere (il discorso è puramente speculativo) che esista una parte della popolazione che, per alterazioni genetiche o dello sviluppo, possa avere problemi con il metabolismo dei carboidrati (p.e. celiachia, intolleranza al lattosio o al glutine, ecc.) e magari trovare giovamento da una loro magari drastica (e temporanea) riduzione; ma (per citare un esempio estremo) come l'esistenza del neonato galattosemico non può eliminare il fatto che il neonato umano rimanga un lattante, allo stesso modo l'adulto intollerante (o altro) non trasforma la specie umana in carnivora.
A dir poco esilarante, se non fosse demenziale, è l'accusa che il carnivorismo umano sia occultato e osteggiato dalle lobby e dal governo. Semmai la storia ci insegna proprio il contrario, così come il pianeta reso un gigantesco allevamento zootecnico. Non a caso il carnismo ha costituito la base della ideologia onnivora e di tutta la storia civilizzata. Ne è consustanziale. Il carnista è a suo agio nella civiltà e ne celebra l'evoluzione tecnologica grazie alla quale domina e preda le altre specie, ponendosi surrettiziamente al vertice della catena alimentare. In conclusione, la letteratura trash dei nostri tempi digitali vede aggiungersi l'ennesimo prodotto subculturale messo in piedi dopo qualche video postprandiale, dove si celebra l'esistente mistificandolo. Quella stessa realtà che esala il nauseabondo effluvio della carogna di cui si nutre.

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