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John Zerzan o le disavventure della ragione

 


Nell'estate del 2021 in pieno delirio pandemico la rivista "XX mila leghe sotto" dell'editore Nautilus intervistava John Zerzan, ex sindacalista e uno dei più influenti anarco-primitivista degli ultimi decenni. Il dialogo tra Zerzan e l'intervistatore (Matteo Lombardi), dopo aver sonnecchiato lungamente su anarchismo, resistenza e capitalismo globale, si accende verso la fine quando l'incauto giornalista crede di inserire (coerentemente) nel discorso una critica alla pandemia e alla inoculazione di massa in atto, ma scopre che l'intervistato si mostra allineato alla propaganda massmediatica e tra l'altro con una buona dose di fanatismo. Infatti, come per un qualsiasi minus habens dei nostri tempi, anche per Zerzan (testuale): la pandemia è una cosa seria e sta uccidendo milioni di persone; i vaccini stanno salvando la popolazione dalla strage di massa (mass death) e chi li critica è un ignorante e un idiota cospirazionista di destra, come quelli che negano il collasso climatico e magari votano Trump. Purtroppo, per lui (ma anche per noi) non vi è stata nessuna pandemia e nessuna estinzione di massa, l'inoculazione non ha (mai) salvato nessuno (al massimo ha annegato più di qualcuno) e come minimo altrettanto idioti erano quelli che hanno votato (per non andare troppo indietro): Bush padre e figlio, Clinton marito e moglie, il fratello (muslim) Barack Hussein e il caro vecchio zio Joe (al secolo noto come bidet). Ma il nostro John ha le idee chiare; a differenze dei cospirazionisti lui è uno che si informa, come dalla cugina artista, infermiera, anarchica e covidiota (vi prego non ridete), e, da buon primitivo, crede nella medicina moderna, così come quando gli diagnosticarono un cancro alla prostata sapeva bene che chirurgia e radioterapia erano d'obbligo, altrimenti kaput. A quanto pare il nostro vende cara la pelle.
Ora, come è evidente, non è nostra intenzione entrare qui nel merito delle questioni sollevate (su alcune, come quelle riguardanti la medicina moderna, lo abbiamo fatto con altro piglio e tono nel cap. 17 di Homo Tropicus), ma ci siamo soffermati su queste dichiarazioni perché provenivano non da uno dei tanti poveri automi del mainstream o dell'urbe moderna, ma da un presunto oppositore delle moderne società industriali e delle loro politiche autoritarie (e demenziali). Ora, uno sguardo al comportamento condizionato di Zerzan ci può dire quanto e come sia addomesticata la mente civilizzata al di là delle apparenze e delle intenzioni, e il discrimine lo si ritrova tra la ricerca e l'esigenza assoluta di libertà e la paura vile della morte.
Proprio lo stesso editore della rivista pubblicò del nostro un breve e ormai noto pamphlet dal titolo evocativo: "Futuro primitivo". Questo aveva il merito di rimettere in discussione il concetto di civiltà e l'esistenza civilizzata, fatto non certo consueto nel mondo intellettuale che della civiltà è il prodotto esemplare. Il piccolo testo di Zerzan concentrava la sua attenzione soprattutto su alcuni degli aspetti costitutivi (sicuramente importanti) delle società civilizzate come la divisione del lavoro, l'organizzazione sociale piramidale o la cultura simbolica che contrappongono (a suo dire) le società agricole e industriali a quelle dei popoli cacciatori-raccoglitori (in realtà, si individua una discontinuità assoluta laddove ve n'è solo una relativa). Il piccolo testo di Zerzan non brilla certo però per rigore (concettuale, storico, scientifico) anzi si rivela in larga parte approssimativo e semplicistico (con alcune punte di ingenuità, come indigeni adolescenti che masticano chiodi, donne che evitano gravidanze con la forza del pensiero, e via dicendo) e soprattutto è animato da una critica alla civiltà in nome di quei valori della tradizione progressista, da cui proviene e che a parole rinnega, ovvero: l'egualitarismo, la parità di genere, il pacifismo o il populismo umanitario. Assente è la ricerca dei moventi del processo di civilizzazione e addomesticazione che si situano nel regno dell'aspecifico, ovvero dell'onnivorismo e dell'onnitropismo [Si veda cap. 1].  Infatti, è solo parzialmente e confusamente evocata è la critica agli elementi aspecifici, pur essendo intuitivo che solo i tratti specifici della specie consentono a questa di situarsi nello spazio naturale non civilizzato e senza i quali la stessa definizione di addomesticato, più volte ripetuta ma mai definita, rimarrebbe inspiegata e indefinibile.
Arrivati a questo punto lasciamo al lettore (se vorrà approfondire) farsi un'idea su questo almeno apparente comportamento schizofrenico di chi si professa critico radicale della civiltà (ma di quale civiltà si parli è difficile dire) e lo sposare acriticamente, con toni che rasentano il fanatismo decerebrato, la narrazione dominante che meglio ha incarnato la modernità trionfante. Infatti, proprio  la medicina moderna, nel laboratorio del pensiero, e la sanità pubblica, nelle secrete stanze delle istituzioni, hanno costituito nel loro connubio l'elemento cardine ed imprescindibile nella formulazione ed attuazione dell'ideologia biopolitica che anima e governa le società industriali contemporanee. Probabilmente anche negli evidenti limiti della prospettiva teorica delineata da Zerzan risiede la sua mancata comprensione delle dure repliche della storia, come quelle di un colpo di stato globale. O ancor più che anche la vita selvaggia prevede la morte, con la differenza che osa guardarla in faccia con la schiena dritta.



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